lunedì 28 marzo 2016

Medicina generale e cure primarie tra ATS e ASST

La MG vive da sempre in una specie di limbo, in una sorta di terra di nessuno e di confine tra salute e malattia, rapporto di dipendenza e libera professione, apprendimento teorico e sapere pratico, istituzioni sanitarie e comunità locali, organizzazione formale e informalità relazionale, regole/vincoli normativi ed adattamenti pratici, livello macro e micro etc…

Dal punto di vista del profilo giuridico il rapporto di lavoro autonomo coordinato e continuativo del medico convenzionato con il SSR è stato in passato connotato come parasubordinato, a rimarcare la posizione di confine dal medico del territorio nell'ambito della sanità pubblica. La recente riforma del SSR lombardo, legge 23 dell'agosto 2015, non fa eccezione e ripropone nell'attuale fase di implementazione pratica delle nuove norme la dicotomia di cui sopra.

Lo sdoppiamento delle funzioni tra ATS o Agenzia Territoriale per la Salute (ex ASL provinciale)  e le ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) ha fatto emergere il problema della collocazione dei MMG nel nuovo assetto della sanità Lombarda, da definire con chiarezza al più presto pena il rischio di sovrapposizioni di compiti e disorganizzazione pratica, peraltro inevitabile entro certi limiti nella fase di transizione dalla vecchia organizzazione alla nuova.

In particolare il settore della formazione sembra essere il primo banco di prova e di rodaggio della riforma nell'attuale fase di decollo in quanto si pone trasversalmente e a cavallo tra le due Agenzie sanitarie. Da un lato infatti le iniziative formative in grande gruppo a dimensione provinciale non possono che passare al vaglio organizzativo dell'ATS, al fine di garantire quell'indispensabile omogeneità degli eventi formativi ECM che hanno come destinatari la platea dell'intera popolazione di MMG, in sintonia con i piani formativi regionali e provinciali.

Dall'altro se uno degli obiettivi prioritari della riforma è la promozione dell'integrazione tra ospedale e territorio, per migliorare la continuità assistenziale, le ASST non possono essere ritenute marginali o addirittura emarginate dalla formazione che, per essere efficace a livello organizzativo, deve farsi carico anche di queste tematiche. Per di più il luogo ideale per promuovere l'integrazione sanitaria è la dimensione distrettuale e soprattutto quella funzionale delle AFT, che di fatto fanno riferimento all'ASST locale e non all'ATS provinciale.

Ad esempio iniziative formative “dal basso” e in piccoli gruppi, come quelle previste dalla delibera sulla Formazione sul Campo (Audit, gruppi di miglioramento, ricerca etc..), trovano la loro collocazione ideale nella dimensione sociale e relazione della AFT ed assai meno negli eventi formativi tradizionali in grande gruppo. Perchè è sul territorio che è possibile realizzare interventi efficaci, di integrazione socio-sanitaria ed assistenziale, tra le figure professionali che interagiscono a livello di cure primarie e con i servizi specialistici ed ospedaliere locali.

Tuttavia la separazione istituzionale e giuridica tra ATS e ASST comporta inediti problemi di coordinamento nell'attuazione pratica degli eventi formativi sul territorio, per via di un'inedita frammentazione della catena gerarchica ed operativa, che distingue le due organizzazioni e gli addetti della formazione.

La legge 23, che aveva l'obiettivo di migliorare l'integrazione tra i vari comparti e favorire la continuità ospedale-territorio, sta muovendo i primi passi e per ora ha avuto un effetto contro-intuitivo: la separazione tra ATS e ASST si riverbera per ora sull'organizzazione della formazione ECM, che appare più frammentata e meno integrata rispetto a quanto accadeva con legge 31.

In linea di massima è possibile ipotizzare un collocazione su due livelli gestionali delle cure primarie:

1-Il livello provinciale dell'ATS è il contesto istituzionale per gestire le dinamiche e le negoziazioni a livello macro e top-down, vale a dire l'applicazione degli ACN nazionali, degli AIR regionali e locali, la formazione ECM a dimensione sovra-ASST etc..

2-Le ASST dovranno coordinare le iniziative a dimensione locale micro e dal basso, a misura di AFT/UCCP, attinenti al coordinamento e all'erogazione dei servizi socio-sanitari, alla formazione sul campo, alle iniziative per migliorare l'integrazione tra MMG e medici di CA e tra cure primarie, infermieristiche e specialistiche presenti sul territorio etc...

Il problema della legge 23 è che non si intravvede per ora una chiara indicazione del luogo fisico in cui si possa realizzare concretamente l'integrazione tra i vari attori della sanità territoriale, né le indispensabili risorse e il disegno organizzativo specifico per le cure primarie, necessariamente flessibile, adattabile ai contesti locali e a matrice reticolare.

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