L'ATS di Brescia ha diffuso i dati relativi
ai casi di infarto miocardico (IMA) ed ictus cerebrale del periodo 2012-2016, che
comprendono sia informazioni epidemiologiche, su prevalenza/incidenza ed
ospedalizzazioni, sia sulla gestione dei casi in PS. Queste ultime sono di
particolare interesse per due motivi:
- · consentono una precisa quantificazione delle presentazioni atipiche rispetto ai casi con sintomi tipici (la prima colonna sulla sin. della tabella) e la
- · quantificazione indiretta del numero di “quasi-errori” diagnostici verificatisi in PS (si veda il NB).
Tabella
riassuntiva: confronto tra sintomi, tempi di attesa, codici del triage e
ricoveri/dimissioni
Patologia
Casi in PS 2012-16
|
Sintomi
Tipici (1)
|
Altri sin-tomi (2)
|
Tempo di presa in carico (4)
|
Codice
Bianco/
Verde
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Codice
Giallo
|
Codice
Rosso
|
Ricoverati/
dimessi al domicilio (3)
|
Rifiuto ricovero/
abbandono PS (3)
|
Infarti
N. 8808
|
56,1%
|
38,5%
+ 1,4% (trauma)
|
40’/7’
|
11,3%
|
64,4%
|
24,4%
|
95,2%/0,7%
(62 casi, 60 bianco/verdi)
|
Casi
22/3
|
Ictus
N. 9456
|
38,8%
|
55,1%
+
3,6%
(trauma)
|
47’/7’
|
14,4%
|
57,8%
|
27,9%
|
89%/2,1%
(198 casi, 189 bianco/verdi)
|
Casi
26/3
|
- Sintomi tipici di infarto (dolore toracico, precordiale, dispnea, alterazione del ritmo) o di ictus (sindr. neurologica acuta o altri sintomi del SNC).
- Altri sintomi in caso di infarto (almeno 10 casi di: dolore addominale, trauma/ustione, sintomi del SN, coma, febbre, sindr. neurologica acuta, ipertensione, sintomi urologici o respiratori, shock) o di ictus (almeno 10 casi di: trauma/ustione, coma, dispnea, disturbi oculistici o ORL, dolore addominale o toracico, alterazioni del ritmo, febbre, ipertensione, sintomi urologici).
- Persone ricoverate in seguito ad un secondo accesso al PS nel corso delle successive 24 ore.
- Tempo medio tra assegnazione del codice di triage e presa in carico da parte del medico.
Arrivo
dei soggetti al Pronto Soccorso e appropriatezza dei codici di triage
Più della metà dei casi di infarto è giunta al PS con mezzi propri
(55,8%) rispetto al trasporto in ambulanza o elisoccorso (44%), percentuali che
in caso di ictus sono state rispettivamente del 58,7% e 41,2%. Dopo la visita medica il numero di
codici bianco-verdi in caso di IMA risultava più che dimezzato (5,3%) rispetto
a quelli attribuiti al triage in occasione del primo contatto in PS (11.3%).
Nei pazienti con Ictus queste stesse percentuali sono passate dal 14,4
all’11,7%.
Prestazioni
e Diagnosi effettuate al Pronto Soccorso
In tutti i casi di IMA o Ictus i
ricoverati transitati dal PS sono stati sottoposti ad esami microscopici di
campioni di varia natura (sangue e urine). Per quanto riguarda le prestazioni
legate in modo più specifico alla patologia cardiaca sono stati eseguiti:
- 7.072 soggetti (80,3%) avevano eseguito la ricerca di un marker di danno cardiaco (CPK,codice=90154; TROPONINE, codice=90436 e/o90823)
- 6.243 soggetti (70,9%) avevano avuto uno o più ECG (codice=895*)
- 1.208 (13,7%) un ecocardiogramma (codice=8872*)
- 3.518 (39,9%) una radiografia del torace (codice=874*)
I soggetti con sospetto ictus sono stati sotto posti ai seguenti
accertamenti specifici:
- 7.299 soggetti (77,2%) avevano eseguito una TAC del capo (codice prestazione= 87.03)
- 201 soggetti (2,2%) erano stati sottoposti a RMN del capo (codice prestazione=88.90 o 88.91)
Mortalità
a 1 e 28 giorni ed esiti
Dei 8,808 casi di IMA con accesso al
PS 794 (9,0%) risultavano deceduti prima del il 28 giorno, in
particolare 229(2,6%) risultavano
deceduti entro 24 ore dall’accesso in PS, mentre 565 (6,4%) tra la seconda e la
28° giornata. Sia la mortalità a 1 che a 28 giorni risultavano associate all’età
più avanzata ed anche al codice di triage attribuito.
Dei 9.456 casi di ictus con accesso al
PS 1.423 (15,1%) risultavano deceduti prima del il 28 giorno, in particolare 284 (3,0%) risultavano
deceduti entro 24 ore dall’accesso in PS, mentre 1.139 (12,1%) tra la seconda e la 28° giornata. Anche per
l’Ictus la mortalità a 1 e a 28 giorni risultavano associate all’età più
avanzata e al codice di triage attribuito all’ingresso.
Nell’arco temporale di osservazione i
soggetti con IMA si presentano al PS con un problema principale tipico
dell’infarto miocardio acuto (dolore toracico o precordiale, alterazione del
ritmo, dispnea) dal 45,9% del 2012 al 63,7% del 2016, mentre per l’ictus il
disturbo riconducibile a un problema neurologico è passato dal 27,3% del 2012
al 49,7% del 2016. In entrambi i casi il fenomeno potrebbe essere spiegato sia
da una maggior sensibilità dei pazienti nel riferire i sintomi, sia da una
maggiore attenzione e attitudine al riconoscimento del personale dei PS durante
il triage.
Nonostante la grande variabilità dei
sintomi riferiti dai pazienti con IMA giunti in PS nel 90% sono stati
attribuiti loro codici gialli e /o rossi, mentre nei casi di ictus sono stati
attribuiti i medesimi codici cromatici nell’88% dei casi.
Commento
Il riconoscimento diagnostico delle
patologie caratterizzate da sintomi aspecifici o del tutto atipici all’esordio costituisce
un rilevante problema per tutti i medici pratici, specie nei contesti di emergenza/urgenza
e a fronte di eventi acuti ad elevato rischio prognostico. I dati dell’indagine
confermano la rilevanza numerica, attorno al 40%, dei casi di IMA e quasi il 60% dei soggetti con diagnosi di Ictus si sono presentati in PS con
sintomi atipici o aspecifici. Dal punto di vista metodologico il punto
nevralgico, per tutto l’iter diagnostico, è l’individuazione al primo contatto
con l’assisto del sintomo chiave o della natura del problema, in senso
fisiopatologico o di localizzazione d’organo/apparato, compito del triage
ospedaliero. Il mancato riconoscimento del sintomo chiave corretto - o meglio
il “falso” riconoscimento di un sintomo, in presenza di disturbi atipici -
rischia di portare fuori strada tutto il successivo percorso diagnostico, a
partire dall’attribuzione di un codice cromatico inappropriato per difetto.
Tale rischio è più elevato se il
clinico fa troppo affidamento sull’euristica della rappresentatività, ovvero
sul riconoscimento di quadri clinici tipici e, per così dire, da manuale
scolastico, a fronte di una elevata frequenza di forme atipiche, aspecifiche o
del tutto inusuali. Come dimostrano i dati dell’indagine, in alcuni casi al
paziente rimane “appiccicata” l’etichetta sintomatica e il relativo codice
cromatico attribuito al triage, talvolta fino alla dimissione al domicilio, in
particolare nei sintomi atipici di ictus (198 casi non diagnosticati e dimessi
al domicilio, pari al 2,1%). Nel caso dell’IMA invece il codice di triage
bianco/verde e la definizione del problema vengono corrette in oltre la metà
dei casi dopo la visita medica (dall’11,3 al 5,3%), mentre 62 infartuati
(0,7%) restano “ancorati” alla definizione iniziale del problema
fino alla dimissione al domicilio; in entrambi i casi si può parlare di
quasi-errori diagnostici, seppur in misura diversificata, visto che nell’arco
delle successive 24 verrà comunque posta la diagnosi corretta in PS.
In conclusione, nella genesi del
mancato riconoscimento dei sintomi atipici di IMA e Ictus, oltre alle obiettive
difficoltà dei singoli casi specie per l’Ictus, sembrano agire in sinergia due
tipiche euristiche/bias: quella della rappresentatività e dell’ancoraggio. Per
prevenire il rischio di quasi-errore diagnostico in PS servirebbero quindi interventi
formativi per favorire processi cognitivi de “de-bias” tra gli operatori
professionali delle strutture di emergenza/urgenza.
N.B.. Schematicamente, il quasi errore medico
nell’accezione cognitiva:
- 1è prevalentemente diagnostico, in quanto attiene più alla rappresentazione e alla categorizzazione dei fatti osservati che all'azione terapeutica;
- 2implica solitamente uno o più bias, ovvero il ricorso a scorciatoie (euristiche) cognitive della rappresentazione e del giudizio clinico, schematiche o semplificate;
- 3è spesso latente e inavvertito, ma senza conseguenze clinico-prognostiche o medico-legali (non sempre un ritardo diagnostico si rivela dannoso e il più delle volte c'è tempo e modo per rivedere la diagnosi inappropriata, rivalutare il caso e formulare quella corretta, avviando quindi l’iter terapeutico appropriato ed efficace).
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