sabato 6 febbraio 2021

COVID-19: dati mensili e confronto settimanale con l'epidemia influenzale al 31 gennaio

 1-Confronto settimanale tra Covid-19 e influenza al 31 gennaio

Il confronto settimanale tra l'incidenza dell'influenza e di Covid-19 è analogo a quello della scorsa settimana, come documenta il report settimanale dalla rete influnet:  https://w3.iss.it/site/RMI/influnet/pagine/rapportoInflunet.asp 

Causa emergenza Covid-19 tre RegioniSardegna, Campania Calabria, non hanno attivato la sorveglianza. In Italia, nella 3° settimana del 2021, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali continua ad essere stabilmente sotto la soglia basale con un valore pari a 1,4 casi per mille assistiti. Nella scorsa stagione in questa stessa settimana l'incidenza era di 12,6 casi. 

  • In tutte le Regioni che hanno attivato la sorveglianza il livello di incidenza delle sindromi similinfluenzali è sotto la soglia basale.
  • Se nelle prossime due settimane  la curva epidemica dovesse continuare con l'andamento di gennaio è probabile che non vi sarà alcuna epidemia influenzale, come accaduto solo 2 volte negli ultimi 20 anni.
L'andamento "piatto" della curva epidemica influenzale a gennaio ha un significativo impatto sulle diagnosi territoriali: non si pone più il dubbio diagnostico differenziale tra sindrome influenzale e Covid-19, come ipotizzato in autunno, ma ogni paziente con sintomi influenzali deve essere considerato un caso di Covid-19 fino all'esito negativo del tampone naso-faringeo.

2-Andamento settimanale pandemia COVID-19

I dati settimanali  della pandemia documentano una stabilità rispetto alle precedenti settimane: diminuiscono di poco i nuovi casi, i ricoverati nei reparti medici e nelle terapie intensive, aumentano i dimessi guariti e purtroppo restano sempre attorno 3 mila i decessi settimanaliTra le regioni prevale sempre la Lombardia mentre aumentano i casi in Sicilia. 




I parametri monitorati dalla PC si dividono in due gruppi: statici, come il numero di nuovi casi, i decessi o i dimessi/guariti, e dinamici, come i degenti in terapia intensiva o nei reparti ordinari. Il dati delle presenze registrati quotidianamente in questo secondo gruppo sono la risultante dei flussi in entrata e in uscita.  Dal mese di dicembre sono cambiati alcuni parametri del prospetto giornaliero della protezione civile: sono stati eliminati i dati dei nuovi casi suddivisi tra positivi individuati per sospetto clinico (sintomatici) e per screening (asintomatici), che erano stati introdotti a giugno, e sono comparsi i nuovi ingressi giornalieri nelle terapie intensive, accanto al numero totale dei ricoverati. 

3-Andamento mensile e confronto tra prima e seconda ondata

I dati di gennaio sono sovrapponibili a quelli di dicembre per quanto riguarda nuovi casi, letalità e decessi, calano un po' meno ricoverati e degenti in TI e si riduce la percentuale di positivi sui tamponi eseguiti, per l'aggiunta dei tamponi rapidi ai molecolari.






Confronto tra prima e seconda ondata



A grandi linee è possibile un confronto tra la prima ondata (marzo-giugno) e la seconda (settembre-dicembre) con l'avvertenza circa la sottostima dei casi registrati nella prima fase della pandemia, che inficia il raffronto statistico tra i principali parametri.

  • incidenza: è aumentata in modo considerevole in autunno (da 60 mila a 460 mila in media al mese) per la possibilità di eseguire il tampone in sede extra ospedaliera, era preclusa in primavera ai MMG, con la conseguente sottostima dei casi gestiti a domicilio e/o non denunciati, emersi nella seconda fase
  • tamponi: nonostante siano più che triplicati (da 1.347.000 a 4.488.000 in media al mese) la percentuale dei positivi è più del doppio (dal 4,4 al 10,2%), aumento parallelo all'incremento di nuovi casi
  • ricoveri: in rapporto all'incidenza i ricoveri sono notevolmente ridotti in autunno rispetto alla primavera mentre di riflesso sono aumentati i dimessi guariti e i soggetti in isolamento domiciliare: in primavera il picco si è avuto all'inizio di aprile con circa 29.010 e nella seconda ondata alla fine di novembre con 34.577.
  • terapie intensive: nonostante l'aumento dei nuovi casi il picco si è avuto in aprile con 3848 degenti e, nella seconda ondata, con quasi 4053 ricoveri all'ultima decade di novembre
  • dimessi guariti: passano da quasi 200 mila della primavera a 1.255.458 in autunno
  • isolamento domiciliare: l'elevatissimo numero di soggetti rimasti in isolamento domiciliare- con un picco di 800 mila in autunno rispetto agli 83 mila della primavera- dimostra la minor gravità dell'infezione e la prevalente gestione sul territorio dei nuovi casi rispetto al ricorso alla degenza
  • decessi e letalità: in numero assoluto i decessi delle seconda fase eguagliano quelli della prima ma sempre per l'elevato numero di nuovi casi si abbatte in maniera drastica la letalità che passa dal 14,4 al 2,1%.

Nel complesso, nonostante le critiche rivolte alla gestione territoriale del Covid-19, la medicina extra-ospedaliera ha diagnosticato e gestito, seppur in modo disomogeneo e poco coordinato, un numero considerevole di casi, mentre il sistema ospedaliero ha retto un impatto che, in termini di ricoveri e di degenze in terapia intensiva, è stato di poco superiore rispetto alla primavera. Grazie alla prescrizione dei tamponi i medici del territorio (MMG, CA e medici USCA) hanno fatto emergere la stragrande maggioranza dei casi e hanno seguito in prima persona la parte sommersa dell'incidenza, che in primavera era rimasta sotto-diagnosticata. In primavera le stime sui casi sommersi variavano a 5 a 10 volte rispetto a quelli intercettati a livello ospedaliero. Il numero dei casi diagnosticati in autunno si colloca a metà circa di questa stima, con un andamento temporale dell'incidenza "piatto" rispetto al picco di marzo-aprile.

4-Report della Protezione Civile: dati mensili e a 30 giorni
(aggiornati al 3 febbraio)








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