venerdì 16 luglio 2021

La tormentata storia della Case della Comunità del PNRR

L'iter del PNRR è iniziato a gennaio con versioni e provvedimenti successivi che ne hanno mutato più volte contenuti e profilo. A questo proposito il punto critico è senza dubbio lo standard demografico e strutturale previsto per le Case della Comunità. La normativa ha subito nel primo semestre una significativa evoluzione riassumibile in ben 5 tappe di un tira-molla che è il sintomo di una incertezza di fondo sulle sorti della sanità territoriale. Ecco in sintesi le tappe del tormentato iter.
  • 1° VERSIONE (gennaio 2021). Il del PNRR, approvata il 12 gennaio 2021 dal Governo Conte, prevedeva un finanziamento di 4 miliardi di € per la realizzazione entro il 2026 1 CdC ogni 24.500 abitanti, ovvero 2.564 nuovi edifici con l’obiettivo di prendere in carico 8 milioni circa di pazienti cronici mono-patologici e 5 milioni circa di pazienti cronici multi-patologici, con un costo complessivo di 4 miliardi.
  • 2° VERSIONE (aprile 2021). Nella mozione approvata dal parlamento a fine aprile il numero di CdC veniva dimezzato con la previsione di attivare “1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Il costo complessivo dell’investimento è stimato in 2,00 miliardi di euro. Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà il Ministero della Salute”.
  • 3° VERSIONE (maggio 2021). Il documento ufficiale deliberato dal Parlamento - con la previsione 1288 CdP ovvero 1 ogni 45-50 mila abitanti – contrasta con la descrizione inserita nelle schede di programma inviate alla UE nelle quali si indica “una tipologia di Casa ogni 15.000-25.000 abitanti” con una dotazione di 10-15 sale di consulenza e visita, punto di prelievo, servizi diagnostici di base (es. ecografia, elettrocardiografia, radiologia, spirometria, ecc.), nonché un innovativo sistema di interconnessione dati. Una simile tipologia ripropone il modello di CdC della prima versione del PNRR con un'evidente discrepanza rispetto allo standard previsto dal documento approvato dal Parlamento.
  • 4° VERSIONE (Luglio 2021). Alla metà del mese viene diffuso il documento AGENAS sui Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale che cambia ancora le carte in tavola: viene introdotta la configurazione a rete Hub & Spoke, superando di fatto le tipologie del PNRR deliberato dal parlamento e quelle delle schede di programma. La proposta AGENAS, che deve essere recepita dalla conferenza stato-regioni, indica lo standard di una Casa della Comunità hub per ogni Distretto e almeno 3 Case della Comunità spoke (1 ogni 30/35.000 nelle aree metropolitane; 1 ogni 20/25.000 abitanti nelle aree urbane e sub-urbane; 1 ogni 10/15.000 abitanti nelle aree interne e rurali) per favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali.
  • 5° VERSIONE (Luglio 2021). Passano pochi giorni ed arriva la retromarcia della Lombardia sul fronte delle Case della Comunità: infatti riguardo ai distretti "la nuova legge ne prevederà uno ogni 100 mila, quindi significa che si moltiplicheranno per tre” mentre successivi provvedimenti introdurranno un cronoprogramma al termine del quale saranno realizzati sul tutto il territorio lombardo “circa 250 poliambulatori, che però – conclude il consigliere regionale Monti - non si chiameranno case della salute. Vogliamo cambiare il nome e lo faremo aprendo un concorso di idee tra le scuole di design lombarde”.

Sulla base degli standard dell'Agenas in Lombardia dovrebbero sorgere 100 CdC Hub e non meno di 300 CdC spoke, di cui un buon numero da 10-15mila abitanti per coprire la popolazione residente nelle aree disagiate della montagna e nei piccoli comuni della pianura. Inoltre in Lombardia circa 1,5 milioni di cittadini risiedono in zone montane o collinari con un fabbisogno di almeno un centinaio di CdC spoke ogni 15mila abitanti. Va da sè che 250 poliambulatori in Lombardia nulla hanno a che fare con le case della comunità proposte da AGENAS, perche avranno un bacino di 40mila persone che, a parte le aree urbane, non garantirà di certo una medicina di prossimità. 

Gli standard Agenas per le Case della Comunità del Pnrr hanno introdotto il modello a rete Hub & spoke proprio "per rispondere alle differenti esigenze territoriali, garantire equità di accesso, capillarità e prossimità del servizio". Ecco, a livello nazionale si fa un passo in avanti e in Lombardia si innesta subito una retromarcia che porta alla riedizione dei poliambulatori Inam anni settanta. Insomma un balzo indietro di 50 anni in pochi giorni!

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