giovedì 23 dicembre 2021

Quale riforma per la medicina territorile?


Prefazione di Franco del Zotti, direttore di Netaudit


Introduzione

L’epidemia di Coronavirus ha avuto il suo epicentro nazionale in Lombardia e verrà ricordata nei prossimi decenni per il suo carattere improvviso e travolgente, che ha evocato una varietà di descrizioni metaforiche: battaglia campale, tsunami, tempesta perfetta, cigno nero, terremoto sanitario, bomba atomica etc.

Passata la fase emergenziale è possibile avviare una riflessione critica sugli eventi e sugli effetti della pandemia che, va detto, non ha precedenti nell’ultimo secolo per contagiosità, virulenza, intensità, varietà clinica e concentrazione spazio-temporale, tanto da mettere a dura prova la tenuta di tutto il sistema per un picco di domanda e un deficit di offerta difficile da fronteggiare ad ogni latitudine. Il Covid-19 ha avuto un particolare impatto sulla medicina del territorio per le sue specifiche caratteristiche strutturali e funzionali, in particolare nelle zone a più alta incidenza come il sud della Lombardia, accelerando una condizione di disagio e di crisi professionale che ha radici profonde e lontane.

Alla MG sono state imputate carenze e deficit nella gestione del Covid-19 fino quasi a farne il responsabile per eccellenza di una situazione complessa, mentre per altri le cause del problema risiedono in quel “territorio abbandonato” descritto per la prima volta dai colleghi di Codogno, che si sono trovati soli nel pieno della tempesta in quel fatidico mese di marzo del 2020.

A partire dalla seconda ondata e per tutto il 2021 la MG si è così trovata sul banco degli imputati per le proprie presunte colpe alla base dei drammatici effetti della pandemia. Tale imputazione si è tradotta in ripetute accuse di latitanza, scarsa professionalità e produttività. Così per correggere questo stato di cose è stata invocata una profonda riforma della medicina territoriale che si intreccia con i cambiamenti indotti dal PNRR che si dovrebbe concretizzare nelle strutture territoriali previste dalla Missione 6 (Case ed Ospedali di Comunità, Centri Operativi Territoriali, Distretti e potenziamento dell’assistenza domiciliare).

A queste iniziative si dovrebbe affiancare in parallelo una riforma complessiva dell’organizzazione e delle normative che regolano i rapporti tra medici del territorio e SSN, attualmente in forma di una Convenzione tra lo stato e gli esercenti professionali con uno status giuridico di parasubordinazione, che per alcuni dovrebbe essere trasformato in rapporto di subordinazione. Il volumetto si propone, con la formula estemporanea dell’instant book, di fornire alcuni spunti al dibattito in corso che vede nella revisione del rapporto di lavoro del MMG e nella riforma del Corso di Formazione Specifica in MG le soluzioni per il rilancio della medicina del territorio, in sinergia con gli investimenti strutturali della Missione 6 del PNRR.

Il primo capitolo propone un profilo storico e socioculturale del disagio vissuto dai MMG e una lettura dell’evoluzione della categoria basata sulla cosiddetta dominanza professionale. Dopo una sintesi della metodologia delle decisioni di policy si descrivono a grandi linee le modalità organizzative e le pratiche della MG e, di seguito, le criticità generali e organizzative imputate al MMG. Nei capitoli successivi vengono discussi pro e contro del passaggio alla dipendenza e i problemi attuativi del nuovo assetto territoriale in relazione alla riorganizzazione delle strutture territoriali previste dal PNRR. Infine il penultimo capitolo, prima delle sintesi conclusive, propone un’analisi della MG che si rifà alla griglia interpretativa delle Comunità di Pratica.


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