mercoledì 27 ottobre 2021

PNRR e l'assistenza domiciliare: rischi e limiti

Tratto da: GUIDA ALLA RIFORMA DEL SERVIZIO SANITARIO IN LOMBARDIA E AL PNRR  -  Opportunità e rischi per il futuro dell’assistenza primaria.

Pagine 208, luglio 2021 - Link alla versione cartaceaversione ebook 

Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare e la telemedicina gli stanziamenti sembrano suggerire che la tecnologia possa contribuire in modo significativo alla cura delle persone con polipatologie croniche e non auto-sufficienza.

AGENAS modelli e standard del PNRR: assistenza domiciliare

Più che un generico intervento di assistenza domiciliare servirebbe un piano specifico di sostegno alla non autosufficienza come esplicitamente richiesto da più parti. Per l’assistenza domiciliare bastano periodici accessi del MMG in ADP e un’ADI prevalentemente infermieristica, per controlli periodici di parametri clinici, aderenza ed educazione terapeutica, medicazioni/prelievi etc. mentre saranno pochi coloro che usufruiranno di una telemedicina di non agevole utilizzo. In realtà questa fetta di popolazione anziana ha soprattutto bisogno di assistenza sociale, di interventi ad personam per l'accudimento e il soddisfacimento dei bisogni primari della vita, ovvero di badanti e supporto ai care giver familiari. 

Il rapporto tra pazienti di ADI e ADP è di 1 a 9 circa, nel senso che la stragrande maggioranza dei pazienti polipatologici, fragili, più o meno autosufficienti è seguito dalla badante e/o con il supporto della famiglia e non ha bisogno di altri interventi sanitari, se di sporadica assistenza infermieristica e/o del MMG (1-2 accessi al mese). Quasi tutti necessitano di assistenza continuativa ad personam durante le 24 ore, che non può essere garantita dalla migliore tecnologia, poco attinente ai veri bisogni socio-assistenziali di una fetta di popolazione (2-3% circa) composta da persone spesso sole e/o in precarie condizioni economiche.

L’ADI prevede assistenza domiciliare del MMG e di altro operatore sanitario per bisogni clinico-sanitari complessi, ovvero infermiere, fisioterapista, specialista etc... L'assistenza sociosanitaria significa prima di tutto accudimento, compagnia per le persone sole, soddisfacimento di bisogni primari, relazione di cura, stimolazione cognitiva etc. A questo proposito nel documento sull’attuazione del PNRR prodotto da un gruppo di economisti sanitari si propone “l’istituzionalizzazione dell’assistenza erogata dalle badanti (e dai care giver), prevedendo una adeguata e qualificata formazione e l’istituzione di una specifica procedura di accreditamento” per incentivarne la professionalizzazione e l’inserimento in cooperative o società di servizi. Nel PNRR mancano riferimenti alla parte sociale, essenziale per i cronici e per sostenere la famiglia, come ad esempio un programma per la non autosufficienza. Non sarà però la tecnologia della telemedicina a vicariare i bisogni relazionali e di supporto ad personam.

Rispetto alla prima versione del Piano vi è stato un significativo spostamento delle risorse dalle CdC all’assistenza domiciliare che spiega il dimezzamento delle strutture fisiche, passate da 2564 a 1280, con il raddoppio della popolazione afferente. Assieme alle CdC i COT previsti ogni 100mila abitanti costituiscono un distanziamento rispetto alla dimensione di prossimità, spesso evocata e promossa a parole ma meno nei fatti. L’assistenza domiciliare è supporta dalle strutture fisiche in cui si realizza l’integrazione tra i professionisti dell’assistenza sanitaria e quelli del settore sociosanitario che supportano anche il necessario coordinamento per l’erogazione dei servizi in sinergia con le amministrazioni locali.

La dimensione virtuale del COT non può sostituire in toto quella dell’incontro e dello scambio di informazioni ed esperienza in presenza all’interno della struttura a livello locale. Ne è una dimostrazione l’esperienza delle Case della Salute emiliano-romagnole grazie alle quali è stata registrata una significativa riduzione delle ospedalizzazioni per condizioni sensibili al trattamento ambulatoriale come diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, polmonite batterica (-2,4%) grazie all’incremento degli episodi di assistenza domiciliare (+9,5%) “perché nei territori serviti dalle Case della comunità si è intensificata nel tempo (+5,5%) l’assistenza domiciliare al paziente, sia infermieristica che medica” (AGENAS, Monitor 45/2021, p. 24). A riprova che la CdC, a patto che abbia uno stretto legame sociale con il proprio territorio, è un volano per tutte le forme di assistenza extra-ospedaliera.

Infine l’incentivazione della telemedicina viene spesso associata all’assistenza domiciliare. Tuttavia le altre forme di telemedicina, come il teleconsulto specialistico, sono altrettanto valide a livello ambulatoriale e nell’ordinaria attività clinica. Anche perché il presumibile declino della pandemia riporterà in primo piano il tradizionale contatto medico-paziente domiciliare che ha un valore aggiunto sul piano relazionale, clinico e psicologico analogo alla differenza qualitativa tra DAD e didattica in presenza.

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