Puntualmente al culmine dell’ondata influenzale invernale scoppiano le polemiche mediatiche sul sovraffollamento dei Pronto Soccorso che vedono il MMG sul banco degli imputati mentre gli osservatori più avveduti sono concordi nella corretta “diagnosi” del problema.
All’origine del sovraffollamento, che si acuisce durante i picchi epidemici, vi è il boarding, vale a dire la lunga permanenza dei pazienti in PS a causa dell'indisponibilità di posti letto per ricoverare i soggetti più gravi, effetto emergente di tre concause strutturali, vale a dire:
· la progressiva riduzione dei posti letto ospedalieri, scesi di 80mila ovvero di oltre 1/3 negli ultimi 20 anni,
· la chiusura di molti piccoli ospedali, di sedi di PS e di Continuità Assistenziale (ex Guardia medica)
· le carenze di organico per il blocco delle assunzioni e del ricambio generazionale.
Secondo uno studio del sindacato Anaao, tra il 2010 e il 2020 sono
stati tagliati 30.492 posti letto per acuti, per una riduzione del 19% che ha
riguardato in particolare Molise, Calabria, Puglia e Liguria, in cui è stato
tagliato più di un posto letto su quattro, interessando soprattutto i reparti
di lungodegenza, dove il calo ha sfiorato il 30%. Nello stesso periodo in
Italia secondo la Cimo-Fesmed sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto
soccorso, sono stati tagliati 37 mila posti letto e nelle strutture ospedaliere
mancano all’appello oltre 29 mila professionisti, di cui 4.311 medici. Tutti gli osservatori ritengono di minore importanza
l’afflusso di codici bianchi, che tuttavia in periodo influenzale contribuisce
ad aggravare gli effetti sistemici del boarding, vale a dire la lunga
permanenza nei locali del PS dei pazienti in attesa di un posto letto
disponibile.
Un esempio emblematico delle conseguenze sistemiche della disattivazione di un nodo in una rete hub & spoke è stata la chiusura dell'ospedale di Tivoli nel Lazio che ha provocanto un nuovo tipo di boarding, ovvero le code delle ambulanze all'ingresso del PS che obbligano il paziente a lunghe attese nel mezzo di soccorso prima di poter accedere alla struttura. La conclusione del documento dell’accademia dei direttori SIMEU circa il bording è lapidaria: “Si tratta di pazienti che vengono gestiti in maniera “impropria” dal personale dei Pronto Soccorso che tecnicamente non dovrebbe più averli in carico dopo averne identificato il percorso di soluzione. Ancora una volta il Pronto Soccorso vicaria le carenze del sistema” (Survey nazionale strutture di medicina d’emergenza urgenza). Il documento della SIMEU piemontese del 2021 sul boarding stima che l’attività di gestione dei pazienti in attesa di ricovero “assorbe fino al 40% delle risorse umane distogliendole dalle attività prioritarie d’istituto”.
La risultante di questi processi è la combinazione tra sovraffollamento in alcuni periodi dell’anno da accumule di codici bianchi, per un numero di accesi superiore alle risorse organizzative, e di pazienti in condizioni precarie (codici gialli) in attesa del trasferimento in un reparto ospedaliero. Per gli operatori sanitari il sovraffollamento comporta un doppio impegno professionale: il monitoraggio continuo dei pazienti “parcheggiati”, talvolta per giorni interi in attesa di un posto letto, che si aggiungono ai normali compiti di triage, approccio diagnostico, valutazione, trattamento e dimissione dei nuovi ingressi.
Questo è il quadro sistemico ordinario che si aggrava puntualmente da oltre un decennio durante l’epidemia influenzale invernale, pur tra alti e bassi. Con alcune significative eccezioni, in particolare durante le ondate invernali del Covid-19 2020-2021 e 2021-2022, quando grazie al distanziamento sociale e all’uso delle mascherine i virus influenzali e parainfluenzali hanno battuto in ritirata. Si sono rifatti in queste settimane, assieme ad una molteplicità di altri microorganismi, che hanno iniziato a circolare fin dall’inizio di dicembre, provocando un picco di “influenzati” senza precedenti da quando nel 2010 è attivo il sistema di monitoraggio nazionale della rete Influnet, che al 5 gennaio segnala un' incidenza record di 17,5 casi per mille assistiti.
Ma c’è dell’altro che spiega l’eccezionalità della situazione epidemica delle settimane a cavallo di fine anno, che può render conto dell’”assalto” e dell’intasamento dei PS, specie nelle grandi aree metropolitane, come nel Lazio a seguito della chiusura dell'ospedale di Tivoli. Sul territorio siamo nel pieno di uno storico ricambio generazionale mal gestito e mal programmato che si traduce in
· Carenze di generalisti in alcune zone, che lascia senza assistenza centinaia di migliaia di cittadini i quali in caso di bisogno possono solo rivolgersi al PS
· Sovraccarico di lavoro per i medici in attività con superamento del massimale fino a sfiorare i 2000 assistiti
· Mancato rinnovo dell'ACN, a 2 anni della scadenza naturale, che in teoria doveva integrarsi con il PNRR per l’attesa riorganizzazione dell’assistenza primaria e il potenziamento della medicina territoriale.
Questo inedito scenario è l’occasione per verificare la bontà della
proverbiale formula coniata da Umberto Eco: per ogni problema complesso c’è
una soluzione semplice, ma è sbagliata! Puntualmente in questi giorni è partita
la campagna di designazione del colpevole additato, more solito, nel medico del
territorio e non nel fenomeno ormai endemico del boarding. A dire il vero non si tratta nemmeno di una soluzione semplice ma di
un’inutile ricerca di un comodo capro espiatorio da additare alla riprovazione sociale (I continua al link) per occultare le carenze ventennali delle politiche e della programmazione sanitaria.
Per approfondimenti si veda anche:
- Pronto Soccorso e medicina territoriale: un approccio sistemico, Edizioni KDP, 2023
- Codici bianchi e medicina territoriale: motivazioni dell’autopresentazione e possibili soluzioni
- Pronto Soccorso e medicina territoriale: la gestione del sovraffollamento e degli accessi inappropriati in una prospettiva sistemica
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