Periodicamente sulla stampa generalista si leggono annunci circa i prossimi benefici delle Case della Comunità (CdC), finanziate dalla missione 6 del PNRR e ridotte a 1000 dopo la rimodulazione del 2023, soprattutto per la riduzione degli accessi inappropriati alle strutture di PS, dove i codici bianche e verdi arrivano ai 2/3 circa delle persone che vi si recano.
Il PS è stretto in una morsa
per il combinato disposto di un deficit e di un surplus, per un collo di bottiglia che paralizza la struttura: da un lato subisce gli
effetti della carenza di posti letto e della chiusura degli ospedali che blocca il flusso in uscita dal PS verso la degenza (boarding) mentre dall’altro è alle prese con il sovrafflusso di pazienti che si autopresentano perchè non trovano risposte adeguate nell’offerta extra ospedaliera di
prestazioni tecno-specialistiche.
Il modello di riferimento per valutare le potenzialità delle future CdC
resta l'esperienza decennale delle oltre 130 Case della Salute (CdS) Hub&Spoke emiliano romagnole, che costituiscono la più fitta,
articolata e diversificata rete territoriale del genere.
Una
ricerca del pubblicata sulla rivista Monitor dell'AGENAS nel 2021, circa l'impatto della Case
della Salute emiliane, ha documentato una riduzione degli
accessi al PS (-16,1%), più consistente tra i pazienti assistiti da MMG
che svolgono la loro attivita parzialmente o completamente all'interno
della Case della comunità (-25,7%); l'effetto è stato minore sui
ricoveri per diabete, scompenso cardiaco, BPCO, polmonite batterica
(-2,4%) e sugli episodi di cura domiciliare (+9,5%) a seguito di una
intensificazione dell'assistenza domiciliare.
Secondo
le schede del Pnrr invece la CdC dovrebbero ridurre di oltre il 50% i codici bianchi e
verdi in PS, previsione fin troppo ottimistica specie con
sole 1000 CdC a livello nazionale, che
verranno collocate nelle città lasciando scoperte le aree interne e poco
popolate in via di ulteriore spopolamento anche per carenza di servizi.
Nelle future CdC Hub del PNRR, da 55-60 mila abitanti, troveranno posto se va bene il 20% dei professionisti dell'Assistenza Primaria - tra Medici di MG, di CA e dei servizi, Pediatri, igienisti, Infermieri, ostetriche etc.. - concentrate nelle aree densamente popolate, con un conseguente modesto impatto sul
sovraffollamento del PS, e probabilmente inferiore a quello registrato dalla Case della Salute dell'ER. Non è un caso che proprio in
ER sia stata attivata la rete dei CAU in tutto il territorio già coperto dalle rete
Hub and Spoke di CdS, spendendo milioni di €, che la Toscana si appresta ad imitare.
Tutti i documenti ministeriali sul PS sottolineano l'importanza del processo di Input (fattori in ingresso)/Throughput (fattori interni)/Output (fattori in uscita) nella filiera sistemica che coinvolge territorio ed ospedale. La
pressione sul collo di bottiglia del PS si può ridurre con una manovra che riduca l'attuale
gap tra domanda ed offerta, a tre livelli in ordine di importanza decrescente
1- offerta ospedaliera: aumento dei posti letto in area medica e post acuzie negli Ospedali di Comunità e lungodegenza riabilitative, per ridurre il boarging, favorire le dimissioni dal PS e lo sblocco dei flussi nella filiera verso la degenza o il territorio;
2- offerta extra ospedaliera: potenziamento della specialistica ambulatoriale e della tecnologia per ridurre liste d'attesa, ormai alle calende greche;
3- territoriale:
attivazione di una rete di Cau collegati a CdC Spoke di piccole e medie dimensioni,
con investimenti in telemedicina, e non solo mega Case della Comunità Hub, per coprire le
aree interne scarsamente popolate che si stanno avviando alla
desertificazione dell'assistenza primaria.
Si
punta su una MG tutto fare, dopo averla screditata e squalificata per
anni, senza rendersi conto che nessuno vuole più fare questi lavoro, per le scelte dei neo
laureati che privilegiano le specializzazioni spendibili sul libero mercato.
Senza
un intervento sistemico di questa tipologia quali-quantitativa la
situazione dei PS è destinata a peggiorare fino al collasso. Secondo
Gimbe servirebbero almeno 6 miliardi l'anno per il prossimo quinquennio
per risollevare le sorti del Ssn; il resto sono esercizi retorici astratti dalla realtà mentre il mercato trionfa e la nave affonda lentamente
sotto il proprio peso....e i roditori nel frattempo se la svignano!
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