lunedì 6 gennaio 2025

Facile come sparare sulla CR: forti coi deboli e deboli coi forti...

Continua indisturbata la campagna mediatica di squalifica e delegittimazione professionale e sociale della MG, ad opera di opinion leader specialistici e giornalistici. E' la volta di un noto virologo che dalle colonne del Fatto quotidiano accusa senza mezzi termini tutti i medici di famiglia indistintamente di sciatteria e incompetenza professionale.

12 mila morti all’anno in Italia per resistenza agli antibiotici, Pregliasco: “I medici di famiglia sbagliano, troppe prescrizioni inutili”

 
Additare il "medico di base" per ogni sorta di carenza e criticità è diventato uno dei passatempi preferiti di accademici e giornalisti: dall'iperafflusso dei codici minori in PS all'inappropriatezza prescrittiva, dai deficit organizzativi fino ai presunti "errori", terapeutici o diagnostici, è facile e di sicuro effetto prendersela con l'ultimo anello della catena, come mettere nel mirino la CR o il proverbiale pianista del soloon.
Il clamore mediatico è assicurato e il titolista è contento dell'assist in quanto tutti sanno che il "generico" non specialista sbaglia per definizione, a differenza degli specialisti che invece sono esenti dallo stesso rischio in quanto infallibili. Ma su quali dati si basa il giudizio senza appello del virologo?

Se proprio uno volesse fare un discorso serio, scientifico e documentato sul consumo, appropriato o inappropriato, di antibiotici in Italia dovrebbe partire dai dati sulle DDD e sulla variabilità geografica delle prescrizioni a carico del SSN, territoriali ed ospedaliere, che documentano un notevole gap tra le regioni (nella tabella sono riportati i dati AIFA del 2023 che dimostrano un'ampia variabilità locale ultraventennale: si veda anche il grafico di Epicentro al P.S.).

Per spiegare il fenomeno quanto contano le variabili epidemiologiche, demografiche, cliniche e socio-culturali rispetto alla presunta incompetenza dei medici del territorio? Qual è il livello di DDD appropriato? Ecco un bel tema di ricerca per eventuali di interventi formativi di promozione dell'appropriatezza nell'uso di antibiotici.

Il discorso tuttavia è troppo complesso per essere affrontato in una intervista, più semplice ed efficace accusare il generico, mutualista di base che sbaglia sempre e comunque additandolo al biasimo pubblico.

Il sistema ha un estremo bisogno di trovare un comodo bersaglio professionale da designare come il "colpevole" per ciò che non funziona, al quale attribuire i limiti organizzativi e il gap tra attese esorbitanti della gente, continuamente alimentate dal circuito mediatico-accademico-industriale, e la dura realtà di fatto esperita dai pazienti. 

Insomma "forti coi deboli e deboli coi forti"...

P.S. Dal sito di Epicentro: Nel 1999 il 16% circa della spesa farmaceutica complessiva era composta da antibiotici, e in media sono state prescritte 219 confezioni ogni 100 abitanti.


In Italia, oltre a un elevato livello medio di consumi di antibiotici nella popolazione, si osserva una elevata variabilità regionale e un consistente trend geografico (
Figura 1). Sempre nel primo semestre del 2000, l’uso di antibiotici è pari a 13 DDD per 1000 abitanti die in Friuli-Venezia Giulia e 34 DDD per 1000 abitanti die in Campania.
Le differenze regionali si accrescono ulteriormente quando l’analisi si concentra sugli antibiotici con nota, cioè su sostanze a maggior rischio di uso improprio o allargato, per i quali si passa da 0,1 DDD per 1000 abitanti die in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto, a 0,9 DDD per 1000 abitanti die in Campania.
Un livello simile di variabilità si osserva anche per gli antibiotici che si somministrano per via iniettiva. Nonostante le indicazioni all’uso di questa via di somministrazione siano estremamente limitate, le forme iniettive sono ampiamente utilizzate in Italia e rappresentano il 6% delle DDD e 34% della spesa degli antibiotici.


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